Tutela sanitaria, salviamo la vita dello sport di base
Le società sportive dilettantistiche dormono con l’incubo defibrillatori. Mi spiego.
D’accordo nel tutelare in ogni modo la salute dei ragazzi e di chi fa attività sportiva. Su ciò che “dice o non dice” il famigerato decreto Balduzzi, in materia di defibrillatori, la questione è invece molto più complessa e per certi versi surreale. Partiamo dalla fine. A gennaio entrerà (forse) definitivamente in vigore quanto previsto dal decreto Balduzzi con l’introduzione obbligatoria dei defibrillatori in ogni campo di gioco. A “spaventare” non è dover portare il defibrillatore a bordocampo, bensì la poca chiarezza sulla normativa. Per parlare di tutela sanitaria abbiamo riunito in un comitato del Csi 200 dirigenti di società. Solito ritornello: «Abbiamo capito poco o nulla. Non siamo contrari al defibrillatore. Anzi.
Ma non abbiamo capito le norme che ne regoleranno l’introduzione. Troppo confuse e complicate. Ci chiarite le idee?». Come dar loro torto? Per essere sicuri di non sbagliare abbiamo dovuto dare la parola ad un “avvocato” esperto nella materia. E qui arriviamo al nodo della questione. La sensazione è che il nostro Parlamento si occupi poco di sport. E quando lo fa, ragiona, a partire da una distanza “oceanica” dalla vita vera e vissuta delle società sportive. Il caso “defibrillatori” ne è una testimonianza: la società sportiva, infatti, da “centro di gravità” finisce per essere “vittima “ seppellita da una tonnellata di burocrazia confusa e poco comprensibile. Noi siamo favorevoli ad ogni azione che tuteli la salute di chi gioca. Pensate che nelle scorse settimane abbiamo persino trasformato gli uffici della Presidenza nazionale in un piccolo centro medico per sottoporre i nostri dipendenti e collaboratori ad una visita accurata.
Ma siamo ancora di più favorevoli ad un “Governo” e ad un “Parlamento” vicini allo sport di base. Capaci di riconoscerne concretamente il ruolo sociale; di comprenderne i bisogni ed interpretarne le esigenze; di valorizzare il volontariato che muove il sistema sportivo di base e non di farlo affondare nelle complicazioni e nella burocrazia; capaci di cogliere i bisogni delle società sportive come agenzie educative e di semplificare ad esse la vita anziché complicarla. Siamo fiduciosi in questa direzione nella speranza di vedere passi avanti. Ma siamo anche realisti e concreti. E perciò preoccupati. Cosa accadrà adesso? In materia di tutela sanitaria non staremo fermi. Ci saranno sensibilizzazioni a livello parlamentare per semplificare e rendere più chiara la normativa. Ci riusciremo? Non possiamo promettere nulla se non il fatto di provarci. Intanto, sul tema defibrillatori, come sempre, l’universo delle società sportive viaggia un passo avanti. Così, pur nell’incertezza del momento, molte società sportive hanno già scelto di comprare una macchina “salva vita” e trovato tesserati da iscrivere ai corsi di formazione obbligatori. Perché parlarne adesso? Perché la prossima stagione sportiva inizia a settembre. La speranza è quella di trovarci ai nastri di partenza con le idee chiarissime in termini di tutela sanitaria evitando il rischio che a metà stagione (gennaio 2016) le cose cambino creando confusione per tutti.